Il 5 ottobre 1915 Sacco si trasferì a Codroipo, cittadina vicina ad Udine, per dirigere l'ufficio RT di radio-intercettazioni e radio-goniometria, un campo nel quale Sacco aveva maturato una grossa esperienza nella guerra di Libia. Sede dell'ufficio era Villa Frova (nella cartolina a lato indicata come Villa Dora).
Furono realizzate diverse stazioni di radio-intercettazioni, una vicino a Codroipo ai piedi di San Daniele del Friuli, altre due ad Osoppo e Latisana.
Ma la maggior parte dei messaggi austriaci era cifrata e l'esercito italiano non disponeva di un ufficio cifra! L'accordo raggiunto con i francesi nel luglio 1915 al Gran Quartier Generale francese a Chantilly non funzionava, alcuni messaggi ritornavano decrittati ma con ritardi inaccettabili, altri non ritornavano per nulla.
Sacco non aveva una particolare esperienza nel campo della crittografia, ma spazientito per questa situazione, cominciò a cimentarsi personalmente nell'impresa di decrittare i radio intercettati; nonostante la scarsa esperienza, le sue rilevanti capacità logico-matematiche gli permisero di ottenere in breve tempo risultati significativi anche in questo campo.
Per comprendere il lavoro svolto in questo primo periodo a Codroipo è prezioso il taccuino di appunti del 1916, ritrovato tra le sue carte, risulta che già nel marzo 1916 si occupava di vari cifrari dei nemici. Il taccuino fornisce importanti informazioni su questi primi mesi di attività critto-analitica.
Nel taccuino abbondano in particolare cifrati per trasposizione di vario genere in buona parte relativi al fronte orientale tra armate tedesche e romene; nelle pagine datate tra agosto ed ottobre Sacco dimostra di essere già in grado di decrittarli sistematicamente. Molti altri appunti contengono congetture ed ipotesi sui codici navali austriaci e tedeschi e sul codice diplomatico austriaco. Le ultime pagine contengono un riassunto di tutti i telegrammi del Rotbuch.
Quelle ultime pagine del taccuino meritano un paragrafo a parte: Sacco, per farsi un'idea del tipo di cifrari usati dagli austriaci, fece ricerche presso il ministero degli esteri per sapere se questo si fosse preoccupato di intercettare le comunicazioni tra l'ambasciata austriaca a Roma e il ministero degli esteri a Vienna prima del 24 maggio 1915. Scoprì che per ordine del ministro Sonnino erano stati effettivamente intercettati un gran numero di telegrammi, poi semplicemente ammucchiati in un deposito dell'ufficio postale di S. Silvestro a Roma.
La cosa era importante per il fatto che gli austriaci, con una certa imprudenza, avevano pubblicato nell`estate 1915 un libro, il Rotbuch (libro rosso) che raccoglieva molti messaggi scambiati tra il ministro degli esteri austriaco Stephan Burian e l'ambasciatore a Roma Karl Macchio nelle settimane precedenti il 24 maggio 1915 (dichiarazione di guerra e conseguente partenza di Macchio da Roma), questo per mostrare al mondo che l'Austria aveva fatto tutto il possibile per evitare la guerra con l'Italia.
Sacco chiese la requisizione tutto questo materiale e si mise al lavoro; in realtà anche disponendo di tanti testi chiari non è così semplice ricostruire il codice usato; questo perché il codice era sovracifrato ed inoltre il numero di telegrammi cifrati intercettati non era uguale a quello dei telegrammi pubblicati sul Rotbuch, ed era quindi difficile capire quale testo chiaro corrispondesse a quale testo cifrato. Le ultime pagine del taccuino di Codroipo hanno appunto un riassunto di tutti i telegrammi del Rotbuch(*), segno che già a Codroipo Sacco aveva cominciato a fare congetture su questo cifrario. Poche pagine prima ci sono infatti due pagine, la prima data 20 ottobre 1916, con ipotesi sulla natura del cifrario, una delle quali già molto vicina al vero.
Sacco, parlando in modo dissimulato di un cifrario importante, descrisse poi al par. 111 del Manuale di Crittografia come era riuscito grazie anche ad una grossa ingenuità di un adetto alla cifra, a ricostruire il codice diplomatico austriaco; che si tratti proprio del codice diplomatico lo confermò lo stesso Sacco solo nell'edizione del 1947 del Manuale, dove aggiunse due paragrafi storici dedicati alle attività del suo ufficio crittografico durante la Grande Guerra, con un riferimento esplicito al par. 111. Questo avvenne quasi certamente nel corso del 1917. Come conseguenza potè decrittare diversi telegrammi che gli Austriaci non avevano inserito nel Rotbuch, probabilmente perché non utili per i loro scopi.
Sacco restò a Codroipo diversi mesi a occuparsi contemporaneamente di radiotelegrafia e di crittoanalisi, un duplice impegno che gli pesava molto e del quale si lamentò ripetutamente, ma solo alla fine di ottobre 1916, riuscì ad ottenere dagli alti comandi, visti i suoi primi successi crittografici, il trasferimento a Roma per impiantare un vero e proprio ufficio cifra e dedicarsi a tempo pieno alla decrittazione dei messaggi cifrati austriaci e tedeschi.
La sera del 30 ottobre, in una lettera alla moglie, Sacco scriveva tra l'altro:
[...] Proprio ora torno dalla bicchierata che ho dovuto offrire ai colleghi del presidio per l'addio. [...] Sono davvero un po' spiacente di lasciare Codroipo dove ho trovato molta gentilezza sia nella popolazione che nella ufficialità.
Peraltro il trasferimento giungeva molto gradito dal momento che gli consentiva di lasciare la zona di guerra e di ricongiungersi con la moglie Cecilia Torre.
Le ultime pagine del taccuino riportano la lista completa e numerata dei messaggi del Rotbuch negli ultimi due mesi prima del 24 maggio, giorno della dichiarazione di guerra; di ogni messaggio c'è un breve sunto in italiano e un confronto tra la lunghezza del messaggio in parole e quella del corrispondente cifrato; nella pagina a sinistra a matita ipotesi sulla corrispondenza tra i numeri del Rotbuch e quelli dei telegrammi cifrati. Vedi coppia di pagine esempio a lato.