Cronologia di Luigi Sacco
1935-1946 tra radar e macchine cifranti
1919-1935 Direttore dell'Officina RTquesta pagina1946-1970 gli ultimi anni

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Maggior Generale

Nel 1935 Luigi Sacco, promosso Maggior Generale, lasciò l'officina per diventare capo del Reparto Trasmissioni nella Direzione Superiore Servizio Studi ed Esperienze del Genio.

In quegli anni si occupava prevalentemente di ricerca nel campo delle onde ultracorte, ma senza dimenticare la crittografia: è del 1936 la prima edizione del «Manuale di Crittografia», basato sulle Nozioni di Crittografia; del 1925 e destinato a divenire un classico della letteratura crittologica.

Esperimenti di avvistamento di bersagli mobili. Il radar italiano?

Continua anche la collaborazione con Marconi che risale alla guerra di Libia. Nel 1933 Marconi mostrò ad alcuni esperti militari, tra i quali anche Sacco, in un campo presso Castelgandolfo, un apparato radio in grado di rilevare in base alla riflessione delle onde radio emesse, oggetti metallici (automobili) in movimento nelle vicinanze, un primo passo verso la realizzazione di quel radiotelemetro che Marconi aveva preconizzato sin dal 1922. Sacco che da tempo si occupava di radio-goniometria si appassionò subito all'idea. Nel 1935 Marconi offriva una nuova dimostrazione di un apparato denominato radio-ecometro in grado di percepire oggetti in movimento, ma non ancora di localizzarli con precisione. In una memoria autografa scritta nel 1961(*), ricorda così una di queste esperienze:

Roma 14 maggio 1935
Località Torre dell'Acqua Fredda circa presso il km 11 della via Aurelia

Esperimenti di avvistamento di bersagli mobili.
Basati sulla reirradiazione da parte del bersaglio, delle onde e.m. emesse dall'apparato trasmittente esplorante.
Principio del radar, ma applicato sfruttando l'effetto Doppler con mezzi molto primitivi e poco efficienti e quindi di scarsa utilità pratica.
L'esperimento dell'Acquafredda era stato preceduto da altri più accurati compiuti al Centro Radioelettrico Sperimentale G. Marconi di Santa Marinella.
Il rigido segreto delle esperienze originò la diceria che trattavasi del raggio della morte.

Si trattava insomma di ricerche che andavano nella direzione del radar ma erano ancora ben lontane dalla realizzazione di un apparato utile ed efficiente. Purtroppo la morte di Marconi nel 1937 pose bruscamente fine alle sue ricerche.

Sacco cercò di mandare avanti ugualmente l'impresa, affidando ad un giovane e brillante ricercatore l'ing. Ugo Tiberio il compito di studiare e sperimentare questa nuova tecnica; già nel 1936 aveva ottenuto la nomina di Ugo Tiberio a ufficiale di complemento ed a professore di Fisica e Radiotecnica all'Accademia di Livorno dove poteva disporre di un gruppo di lavoro per sperimentare il radiotelemetro; negli anni successivi Tiberio ne sperimentò senza successo molte varianti, finché nel 1939 arrivò a realizzare alcuni prototipi funzionanti; ma i vertici della Marina Militare non credettero in questo progetto (sembra che un alto ufficiale della Marina avesse detto: «da che mondo è mondo le battaglie navali si combattono di giorno, dunque a cosa può servire questo apparato?») e così Tiberio non arrivò all'ultimo passo, e cioè a un radar (questo l'acronimo inglese con il quale questo apparato divenne poi noto) pienamente operativo. I vertici della Marina comprenderanno a pieno l'importanza del radar solo dopo la disfatta di Capo Matapan (28 marzo 1941), dovuta in buona parte proprio all'uso del radar da parte della flotta inglese che individuò le navi italiane in tarda serata, le attaccò e ne affondò diverse nella notte.

Quell'ultimo passo era stato infatti realizzato da inglesi e americani che non avevano lesinato sulla ricerca e che già all'inizio della guerra disponevano di seppur rudimentali apparati radar. Solo dopo capo Matapan, il prof. Tiberio ottenne il pieno appoggio della Marina e finalmente nel 1942 i suoi radar (GUFO e FOLAGA) cominciarono ad essere utilizzati sulle navi italiane ma era ormai troppo tardi.

Tenente Generale

Luigi Sacco che nel 1939 aveva raggiunto il grado di Tenente Generale, il massimo allora raggiungibile nell'Arma del Genio e dirigeva il centro radio "Marconi" di Torre Chiaruccia a S. Marinella, solo nell'agosto 1942 diventò consulente del comitato RARI (nuova sigla per il radar italiano) e poi dal gennaio 1943 presidente del Comitato Radiofari e Rari nemici. Una nomina tardiva, e c'è chi pensa che se Sacco fosse stato chiamato a dirigere ufficialmente il progetto radiotelemetro sin del 1936 non ci sarebbero stati i suddetti fatali ritardi.

Con la guerra riprese anche le sue ricerche in campo crittografico. Era ormai l'epoca delle macchine crittografiche, più famosa di tutte l'Enigma, e Luigi Sacco ne progettò una basata su un sistema di catene piuttosto che di ingranaggi. Ottenuto il brevetto nel 1941 ne fece realizzare un esemplare dalle officine Nistri, ma l'esemplare andò perduto per non meglio chiariti eventi bellici e la cosa non ebbe seguito anche per il precipitare della situazione militare italiana.

Insomma quella della seconda guerra mondiale fu anche per Luigi Sacco un'esperienza poco felice, che infelicemente si concluse il 1 agosto 1943 quando a sessant'anni venne collocato a riposo per raggiunti limiti di età. Il 4 maggio 1943 gli era peraltro stato conferito dalla Reale Accademia d'Italia un Premio Accademico di 10000 lire per le ricerche da lui compiute nel campo della radiopropagazione delle onde metriche.

Smessa per sempre la divisa militare Sacco dopo la fine della guerra sarà ancora impegnato in diverse conferenze internazionali di radiocomunicazioni un campo nel quale aveva maturato già una grossa esperienza. Aveva infatti partecipato alle riunioni della Unione Radio Scientifica Internazionale a Londra nel 1934 e a Venezia nel 1938 e del Comitato Consultivo Internazionale delle Radiocomunicazioni, nel 1934 a Lisbona, nel 1937 a Bucarest e inoltre alla Conferenza Internazionale delle Telecomunicazioni del Cairo (1938) come presidente della sottocommissione del servizi mobili radio e alle Conferenze europee di radiodiffusione di Praga nel 1929 e di Montreaux nel 1939 come presidente della commissione per i servizi militari e statali.



Fonti bibliografiche e collegamenti



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X La memoria si trova su un foglio scritto a mano accompagnato dalla copia di una versione dattiloscritta e firmata «Luigi Sacco 28 IV 1961» e da alcune fotocopie di fotografie di mediocre qualità, nella quali è riconoscibile Sacco in divisa insieme ad altri militari e in borghese tra i quali sembra di riconoscere Marconi e Mussolini. Perché Sacco scrisse questa breve nota 26 anni dopo? La congettura più verosimile è che rispondesse a un quesito in proposito da parte di qualcuno.